Durante la Fiera delle Ciliegie a Lanusei (Ogliastra, Sardegna) ho avuto la possibilità di assistere ad una dimostrazione di tintura naturale. I colori erano ottenuti con le erbe locali, spesso considerate infestanti e quindi non coltivate appositamente, ma raccolte nelle campagne.
Mi hanno spiegato che, salvo che per il mallo di noce e le galle di quercia (che non necessitano di alcuna preparazione preliminare), il procedimento è praticamente lo stesso per tutti i colori.
Le tinture naturali funzionano solo sui tessuti di origine vegetale (lino, cotone) o animale (lana, seta).
Si può tingere direttamente il tessuto, oppure il filato avvolto in matasse legate in maniera morbida.
Dapprima si prepara il filato o il tessuto con una mordenzatura: la lana viene bollita per circa un'ora in una soluzione di allume, poi la matassa viene lasciata raffreddare e messa ad asciugare. Questa operazione serve a preparare le fibre ad accogliere il colore, che così si fisserà in maniera permanente dopo la tintura.
Il bagno di tintura vero e proprio consiste nella bollitura (almeno un'ora, ma a seconda dell'intensità desiderata si può prolungare) della lana o del tessuto nell'acqua in cui sono state messe a cuocere le piante tintorie nella proporzione di 2:1 (2 etti di pianta verde per ogni etto di lana). Tempi e quantità si possono variare a seconda dell'effetto finale desiderato. Una volta raffreddato il bagno di colore, la matassa o la stoffa si sciacqua a lungo, finché l'acqua del risciacquo non rimane limpida. Poi si mette ad asciugare all'ombra.
Lo stesso bagno di colore si può riutilizzare per la tintura di altra lana o tessuto, ottenendo una tonalità più chiara. Oppure si possono aggiungere al bagno solfato di rame o solfato ferroso, che "sviluppano" il colore, rendendo più vivaci i verdi e più intensi i neri e i grigi.
Come si vede dalle foto, i colori che si possono ottenere sono moltissimi e le sfumature praticamente infinite. I tintori si divertono a sperimentare nuove piante ed è molto interessante sia il recupero di un sapere antico e tradizionale, sia la possibilità di trovare usi nuovi per vegetali considerati spesso "erbacce".
Il rosso si ottiene dalla robbia, mentre i tintori ogliastrini che ho incontrato hanno preferito escludere dalla loro ricerca cromatica il blu, che si può ottenere con la pianta del guado, che però non cresce nella zona e si dovrebbe perciò "importare" dall'Italia centrale.
Nell'esperienza-laboratorio delle scuole di Bolotana si trovano interessanti informazioni sulla tintura naturale in Sardegna (in italiano).
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